Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

né pertanto questo rapporto poteva essere visto come costitutivo dell'individuo nelle sue potenzialità psichiche e nella sua stessa funzionalità somatica (chimismo). Benché nelle minute a Fliess noi possiamo vedere un immediato interesse per la Melanconia, riportata al lutto (Minuta G, 1895), e per il suo rapporto con le nevrosi, di essa vien colta «la perdita nella vita pulsionale», la mancanza di afflusso alla psiche di «eccitamento sessuale somatico», e di «sensazioni voluttuose», ma certo non viene colto il rapporto con l'oggetto, l'identificazione con l'oggetto distrutto e la svalutazione dell'Io, che sarà il risultato di Lutto e Malinconia (1915). Eppure è da notare che l'analisi della malinconia nella donna, ricondotta da una parte all'educazione repressiva, e dall'altra alla necessità, biologicamente determinata, di anteporre alla propria soddisfazione sessuale l'esigenza di piacere e compiacere all'uomo, sembra già attendere la conclusione del 1915. L'opera di Freud, nel suo complesso, potrebbe forse essere paragonata al lavoro analitico: solo dopo che si sono evidenziate le singole difese, isteriche, ossessive, reattivocaratteriali, può emergere l'oggetto, l'analista, nell'hic et nunc del setting. Si può anzi pensare che prima del '25 il rapporto terapeutico, in un totale capovolgimento rispetto al primitivo rapporto ipnotico suggestivo, venisse valutato da Freud più per il lavoro che il paziente veniva compiendo su di sé, sia pure per l'amore di traslazione, che per questo stesso affetto e per la modificazione del sé che il rapporto affettivo-cognitivo comporta. La teoria dell'Oggetto-sé sarebbe stata poi ripresa, ma anche enfatizzata a scapito della sessualità e delle sue fasi di sviluppo più evolute (Rossi 1987). In questo contesto la nevrosi attuale, in particolare come nevrosi d'angoscia in cui l'eccitamento sessuale si traduce immediatamente in sintomi fisici, può forse essere intesa come l'ultimo rigido involucro che si evidenzia 155

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