Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

nel setting dopo un lungo lavoro contro le resistenze, quasi un lavoro di decostruzione petrografica, l'ultimo blocco mirante a proteggere la mucosa dell'affetto attuale per il pericolo del rinnovarsi di una situazione di impotenza, pericolo che richiede nell'analisi di essere sapientemente e consapevolmente gestito. Freud dunque, che dalla psichiatria e dalla sessuologia del suo secolo aveva ereditato il problema della diagnosi differenziale, non aveva tradito le consegne, ed era venuto distinguendo le nevrosi attuali dalle psiconevrosi, con i vari sottogruppi, ed avrebbe poi studiato varie inibizioni e perversioni sessuali e le nevrosi narcisistiche, con caratterizzazioni ed intuizioni geniali per ciascuna delle sindromi studiate; ma alla tassonomia dei sintomi aveva preferito la differenziazione dei processi psichici (Donald Kaplan, 1984). Mi pare che più propriamente il suo interesse si rivolgesse alla continuità che viene rivelandosi tra fenomeni clinicamente differenziati. Già nel lavoro del '94 Freud aveva sottolineato come fosse spesso difficile separare l'isteria dalle altre nevrosi e come si potesse parlare di nevrosi miste, e come, anche, · potesse talora irrompere all'interno di una nevrosi una psicosi da difesa. Con i tre saggi si affermava poi una teoria dello sviluppo in cui ogni esito era suscettibile di variazioni ed il fattore quantitativo prevaleva su quello qualitativo. Così esito normale di sviluppo, perversione, nevrosi, non si escludevano rigidamente a vicenda; lo stesso valeva per eterosessualità ed omosessualità, nevrosi e paranoia e così via. Ciò che a Freud interessava era la possibilità di sviluppo ulteriore, e quindi di analizzabilità: sotto quest'ottica differenziò le nevrosi narcisistiche dalle altre, sulla base dell'inanalizzabilità. La diagnosi dello psicoanalista è simile a quella del re scozzese, ricorderà Freud: diceva Hugo di questo re che per riconoscere una strega, ne doveva assaggiare il brodo (1932). Attraverso la scissione dell'Io e le difese, isolamento, 156

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