Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

fatto al lavoro del 1894, Le neuropsicosi da difesa, ed il ricupero del discorso circa le nevrosi attuali, avalla questa impressione. Da una parte, se già nel '24 era venuta meno la distinzione delle psiconevrosi dalle nevrosi attuali in quanto anche le prime erano ricondotte a «disturbi nel chimismo», ora, nel '25, le classificazioni nosologiche di tutto questo periodo tendono a sfumare in una comune eziologia, la difesa da un pericolo intollerabile, la perdita d'oggetto o la perdita d'amore che «stabilisce una situazione analoga alla nascita (nella quale l'Io si trova impotente contro la pretesa pulsionale ognora crescente)», privo di quella protezione data a lui, in sostituzione della situazione fetale biologica, dall' «oggetto materno psichico». D'altra parte sembrerebbe che le conclusioni a cui Freud giunge in questo scritto, sarebbero potute essere da lui tratte già nel lontano 1894, quando vedeva le forme patologiche come una difesa dal pericolo di essere invasi da una somma di eccitamenti impossibile ad essere contenuta dalla psiche. Per quanto riguarda questa impossibilità, già nel Trattamento psichico del 1890 notava come l'individuo nevrotico non potesse tollerare l'angoscia: 1°) o perché il trauma veniva esperito da una psiche che non era in grado di elaborarlo; 2°) o perché il trauma era tale da modificare le condizioni psichiche. E tuttavia simili generalizzazioni che nulla dicevano delle singole difese, dei vari automatismi e tanto meno degli intensi bisogni sessuali sottostanti di origine infantile (preannunciati nella Favola di Natale, Minuta K del 1895 a Fliess), non avrebbero reso possibile alcuna terapia. Ma soprattutto mancava ad esse qualcosa di essenziale per cui evidentemente era necessario il successivo lavoro. La capacità di contenimento psichico, che permette di far fronte ai traumi, o di non sperimentare come tali dolorose prove di realtà, non veniva ricondotta alla modalità del rapporto con l'oggetto primario, la madre, 154

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