Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

Una tavola di Mendelejeff per la psiche I Pochi versi di Holderlin, che, a quanto raccontano i biografi, passò gli ultimi anni della sua vita ricoverato per psicosi allucinatoria, preannunciata da l'Inno all'Unico, ci ricordano che cosa sarebbe il sintomo senza la grande interpretazione di Freud: Ein Zeichen sind wir, deutunglos Schmerzlos sind wir und haben fast Die Sprache in der Fremde verloren. (Un segno noi siamo, senza significato/ senza dolore noi siamo e quasi abbiamo/ dimenticato la lingua in terra straniera). Ai segni, ai sintomi, Freud ha appunto restituito il loro significato, spesso proprio attraverso le parole dei poeti, e ha restituito ad essi tutto il loro dolore, che è dolore di esilio - se non altro dalla necessità delle regole della natura-, e li ha tradotti in linguaggio strappandoli alla loro lontananza e offrendo una compre�§_ ione che in qualche modo può ricordare quella paterna. Vista così, occorre riconoscere che l'opera freudiana è lontana, in sostanza, da intenti di classificazione e di nosologia. Eppure, non solo Freud è sempre stato puntiglioso nelle definizioni, ma credo che si possa cogliere un preciso iter a questo proposito. Il ciclo di questa interpretazione, o se si vuole sistematizzazione freudiana, sembra concludersi nel '25 con Inibizione, sintomo e angoscia, senza nulla voler togliere alle essenziali elaborazioni successive; il rimando che vi vien 153

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