spicua collezione naturalistica e la ricca biblioteca che possiede, entrambe private e poi lasciate all'università. Dalla giovinezza è amico di Bromell, il cui padre, Olof (1639-1705), è stato suo professore di medicina. Gli scritti paleontologici di Stobaeus datano a partire dal 1730, con la pubblicazione, negli «Acta Literaria» del De dendrite scanico43 . Ad esso seguono il De numulo Brattensburgensi44 nel 1731, I'Observatio de lapillis Astaci Marini vulgaris45 nel 1733, l'Historia naturalis dendritae46 nel 1734, il Ceraunii Betulique lapides47 nel 1738 e il Monumenta Diluvii Universalis48 nel 1741. Seguendo uno degli orientamenti degli studi paleontologici a lui contemporanei, Stobaeus propone nei suoi lavori l'identificazione di alcuni fossili la cui affinità con le forme viventi è ignota o ancora incerta (studia, ad esempio, ammoniti, graptoliti, astroliti e balani). Con Bromell e Theodor Wilhelm Grothaus, il medico danese cui dedica il De numulo, Stobaeus aveva polemizzato, alla fine degli anni venti, a proposito di fossili chiamati «brattingsburgspenning» per via della forma e della dimensione e denominati, in latino numuli brattensburgenses. Bromell li aveva interpretati come opercoli di conchiglie (gasteropodi) ma poi li aveva collocati, nella Lithographia suecana, tra i «testacei univalvi fossili», reputandoli una probabile nova et ignota species49 . Grothaus, invece, li considerava resti fossili di insecta. Secondo Stobaeus, le due specie di fossili di numuli da lui riconosciute -Ostracites minimus e Numulus minor - sono resti di lamellibranchi (in effetti si tratta di brachiopodi del genere Crania (Retzius)). L'interpretazione del numulus data da Bromell è quella adottata da Linneo nel Pluto Suecicus del 173450 e nel Systema Naturae del 173551 • Il nummus brattensburgensis Stobaei è classificato, nel Pluto, come Zoophitites patellae cranium repraesentans e, nel Systema, come un helmintholithus (= petrificatum vermis): già nel '35, però, l'identifi143
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