Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

In generale, essi appartengono ad epoche geologiche differenti: dagli univalvi e bivalvi del Quaternario, alle ammoniti del Giurassico e ai trilobiti del Cambriano. Si tratta di resti in parte conservati in parte litificati. Salvo alcune eccezioni, Bromell distingue questi due tipi di fossili anche attraverso la terminologia con cui li descrive e li denomina: fossilia sono le conservazioni; lapides le pietrificazioni vere e proprie. Egli accetta, inoltre, un'altra diffusa nomenclatura paleontologica, costituita dalle stesse denominazioni usate per la fauna e la flora attuali, terminanti però con desinenza -ita, -itae, -itum, -ites, ecc. Nomenclatura il cui scopo è indicare e l'analogia (o identità) con le rispettive forme viventi e, al contempo, la differenza delle rispettive sostanze componenti, organica l'una, inorganica l'altra. La distinzione tra fossilia e lapides non rispecchia, come si potrebbe pensare, una doppia interpretazione di Bromell dell'origine dei fossili. La sua opinione al riguardo è assai chiara ed esplicitamente espressa nelle pagine che introducono lo specimen secundum. Dopo aver elencato i naturalisti anche svedesi che hanno descritto i fossili locali, Bromell dice: Sufficit me cum viris hisce doctissimis contra cl. Listerum, Luidium, Plotium, Camerarium caeterosque omnes qui vel archaeum quendam operantem, vel naturam ludentem, vel denique animantium ac vegetabilium ovula seminalia circumvolitantia supponunt, credere et affirmare pleraque si non omnia petrificata nostra heic memoranda sint ipsius diluvii universalis reliquiae ac rudera, quae [ ...] sacrarum veritatem testari possunt ac debent39 • Certezza che, secondo Regnéll, viene meno, in qualche caso, nelle pagine della Mineralogia. Ciononostante, Bromell esprime con chiarezza la duplicità di valore che vie141

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