Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

un'immagine avrebbe incontrato a fermarla: where no shadow stays I Thy coming (470-1). E sarebbe stato, questo luogo senza ombre, il «dolce abbraccio» di Adamo. Poter stare davvero fuori dell'immagine sarebbe poter star fuori di quel riflesso che è il nome proprio: quanto ad Eva non è concesso, ora l'iconoclasta Milton richiede per sé. Per il suo canto ancora non cantato. Con la sua caduta dal «cielo dei cieli», con il declassamento di Urania da ispiratrice a custode, il canto questo premio ha guadagnato: è uscito dalla zona d'ombra dominata dal nome, ed è approdato in quella visibile, tutta diurna, del significato. Da che «inseguiva» una voce, ora si è fatto esso stesso voce, «voce mortale immutata». La caduta ha comportato una purificazione, che è anche discesa nella mortalità. Nel segno di questa contraddizione, la Bibbia è abbandonata. La «voce» deve proseguire da sola, nell'oscurità; la sorte l'ha ormai divisa dal suo tema. Cadendo, si è purificata dal Nome. Non insegue più l'antico - sua Musa - ma espone direttamente se stessa: significato e intenzionalità. Ben diverso il destino di Adamo ed Eva, che il distacco della «voce» rende personaggi, abbassando la loro storia da Significato Universale a tema tragico. Facendo dei loro Nomi nomi comuni, intercambiabili. Tanto che, come la protasi al IX libro, quello della Caduta, ben chiarirà, un lungo lavoro di selezione tematica ha portato a quei nomi: essi non si sono imposti per forza propria. Ed anche per questa via la Bibbia è abbandonata. Essa non è più il Libro, ma un libro. È Burke il primo, in un passo famoso dell'Inchiesta, a collegare il «sublime» di Milton alla sua «oscurità». Nel capitolo intitolato "Obscurity" (II, 3), egli cita l'incontro di Morte e Peccato nel II libro del Paradise Lost (666-73), e scrive: 14 In questa descrizione, tutto è oscuro, incerto, confuso, terribile e sublime al massimo grado.

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