dice solo che Swedenborg «[...] memorat hic magnum illum ceti sceleton, quod ab aliquot annis ad urbe Skara repertum, hodie in Nosocomio Upsaliensi celeberrimo Professore et Medicinae Doctore Laurentio Robergio servatur»21. Il fossile, chiamato Balaena swedenborgi e oggi Eubalaena s., pare sia stato correttamente identificato da Lars Roberg (1664-1742), il professore cui si allude nel testo. Swedenborg, infatti, si sarebbe espresso dapprima a favore di un'ipotesi assai diffusa in tutta Europa, a proposito dell'origine di ossa di grandi dimensioni: cioè che esse fossero appartenute ai primi, giganteschi, abitatori del globo. Neppure la prima menzione del ritrovamento sarebbe merito di Swedenborg, ma piuttosto di Jacob Ludeen (Ludenius) che lo avrebbe citato nella sua opera Lithogenesia, ricordata anche da Bromell22 • Ancora di fossili come «indizi» del diluvio Swedenborg parla nella Lettera a Melle del 1721 e di fossili e geologia nella Miscellanea observata, pubblicato nel 172223 , al ritorno da un viaggio, intrapreso l'anno prima, allo scopo di confortare con ulteriori osservazioni le proprie ipotesi geopaleontologiche. Durante tale viaggio, Swedenborg raccoglie e studia molluschi fossili (Cretacico, Aix-la-Chapelle) e soprattutto numerose piante del Carbonifero, trovate nei pressi di Chartreux. Lo accompagna, proprio in quanto esperto di vegetali fossili, Johann Hessel (1687-1752), nunc medicus nericensis24, ufficiale medico provinciale. Di lui se, come pare, ha ragione Regnéll25 , nulla di scritto è stato pubblicato, neppure quella «[. . .] promissam historiam Westrogothiae naturalem [...] » che Bromell si aspetta di leggere26 . Se non si tratta di un caso di omonimia, Hesselius discute, nel 1714, una tesi, praeside Lars Roberg, dal titolo Dissertatio de piceae pinique sylvestris resina. Oltre a questo scritto, le sole righe stampate di Hesselius sarebbero quelle con cui fa a Bromell (e che Bromell inserisce nella Lithographia) la relazione del ritrovamento, a Krabilon138
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