Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

Nell'opera, un in-folio in quattro volumi che lo rese assai famoso in tutta Europa, Rudbeck afferma che la Svezia, in origine, è stata un'isola oceanica, dalla quale, come una novella Atlantide di Platone, ogni cultura ha iniziato il suo cammino. Questa immagine mitica della Svezia nasce dall'innesto della tradizione classica sul racconto biblico del diluvio universale, trova conforto nell'osservazione dei fenomeni locali che confermano le parole della Bibbia sul rientro nel grande tehom (l'abisso che sta al centro della terra) delle acque diluviali. Un rientro lento e continuo, iniziato dopo il diluvio e ancora in atto, come anche Thomas Burnet3 suppone, al quale va attribuita la comparsa delle prime terre emerse e la successiva espansione di esse. Le osservazioni condotte dagli accademici di Uppsala e Stoccolma sulle variazioni in Svezia del livello del mare e sul graduale e costante avanzamento della linea costiera - e cioè il decrementum maris-sono i dati d'osservazione sui quali poggia la formulazione dell'ipotesi geografica dell'accrescimento delle terre oggi emerse a partire da una originaria isola continentale. Ipotesi che, proprio in Svezia, sembra aver maggior vigore dimostrativo. I richiami all'Atlantica di Rudbeck sono assai frequenti negli scritti dei naturalisti svedesi: essi sono, ovviamente, molto spesso, un espediente letterario, un modo di agganciarsi ad una tradizione la cui autorevolezza è universalmente riconosciuta. È fuor di dubbio, però, che l'immagine di una Svezia insulare che emerge dalle acque oceaniche bene rappresenta la scena iniziale di una storia geologica i cui eventi sono ancora in atto e di una storia naturale organica, fatta di individui che crescono e si moltiplicano replicando le specie sempre uguali a se stesse, che, in ottemperanza ai dettami della Bibbia, popolano, via via, la terra che il 133

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