Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

sullo sfondo laddove prevalgono i sedimenti fossiliferi, anche se, a partire dagli inizi del Settecento, proprio i fossili sono considerati perlopiù come la testimonianza tangibile del diluvio universale. In Svizzera o in Germania, ad esempio, nello stesso periodo, il diluvio universale è considerato come il fenomeno se non unico quantomeno principale che ha plasmato la faccia della Terra, scavando quelle profonde valli che si aprono tra i rilievi alpini. Allora si sarebbero ammassati i grandi blocchi «granitici», privi di fossili, che formano la catena delle Alpi o dell'Erzgebirge. Ovviamente questa non è che una semplificazione: tanto l'Italia quanto la Svizzera o gli altri paesi europei possiedono, se pure in estensione differente, affioramenti di tipi diversi di rocce, fossilifere e no, ed è anche questa difformità di fenomeni naturali che è servita come supporto alla formulazioni e alla convivenze di ipotesi geologiche opposte ma dai contorni resi, per così dire, plastici, dalla revisione continua della narrazione biblica, dalla «lezione» sedimentaristica che tende a contenere l'interpretazione rigida del diluvio universale, dalla lenta e analitica lettura dei fenomeni geopaleontologici locali rapportati, successivamente, alla situazione geologica e paleontologica di altre aree geografiche. In un clima di stretto contatto tra Bibbia e natura fioriscono l'osservazione e la ricerca naturalistkhe nella Svezia dei decenni precedenti l'arrivo di Linneo studente a Lund ed Uppsala. Proprio ad Uppsala è stampata, nel 1675 in svedese e nel 1696 in latino, l'Atlantica1 di Olof Rudbeck senior (1630- 1702), professore di medicina nell'Ateneo di quella città, tra i cui molteplici interessi2 va annoverato anche quello per la storia patria. 132

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