Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

consapevolmente, una selezione di essi ad hoc, sia a favore sia contro la verità rivelata (in materia di assetto ed eventi della natura). D'altronde, questa stessa difformità fa sì che i naturalisti non siano concordi tra di essi circa la spiegazione di molti fatti naturali e pertanto neppure sulla accettazione. di ipotesi - ad esempio geologiche e paleontologiche - dirompenti con la tradizione biblica. Ammesso che - e non è la mia convinzione-l'autonomia di tali discipline sia emersa allora da una rottura con questa tradizione.· Alla difformità nella natura, si aggiunge una complicazione ulteriore: gli esegeti biblici sono tutt'altro che concordi tra di loro nella interpretazione delle pagine della Bibbia. Un esempio può essere dato dal racconto del diluvio universale, dal momento in cui comincia a presentarsi come spiegazione scientifica del mutamento geologico del globo terrestre. Esso, per circa tre secoli (dal XVI alla fine del XVIII) va soggetto ad aggiustamenti (anche in senso peggiorativo) da parte di esegeti e naturalisti, mentre, nel contempo, l'osservazione naturalistica oscilla, spesso con un andamento delimitabile geograficamente, (ma in effetti da una zona geologica ad un'altra), tra una scelta pro, una contro e una «agnostica» dei fatti a sostegno dell'accadimento e del modo di accadimento di questo fenomeno. Tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento, ad esempio in Italia, i naturalisti sono orientati verso una spiegazione «sedimentarista» dell'origine della crosta terrestre e delle sue successive modificazioni, salvando da un lato il diluvio, come fenomeno divino ed eccezionale, dall'altro l'osservazione dei fatti naturali che sembrano mostrare, anche sulla scia dell'ipotesi stenoniana, che più inondazioni, in tempi successivi, abbiano appilato gli uni sugli altri tutti gli strati, perlopiù fossiliferi, che compongono i terreni (sedimentari) italiani. Il diluvio rimane 131

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