Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

to di sublime. La sublimità è tutta di Carducci». E, subito dopo, a proposito di un invito del «poeta Prati, passati i cinquanta» alla «pupa, una bella notte, a romantico dondolamento sul mare» e alla ritornante clausola dormi fanciulla: meglio è sognare su la stellata volta del mare ironizza: «L'idea di invitare in barca la ragazza, e una volta che ce l'ha in barca suggerirle per prima cosa 'dormi' è innegabilmente un'idea sublime: essa contribuisce in modo indubbio a elevare il livello culturale degli italiani che di solito propendono a fare un uso alquanto dialettale delle ragazze in barca». Semmai è proprio altrove, nell'opposta tessitura linguistica e espressiva del Fogazzaro di Piccolo mondo antico che è da ricercarsi il «sublime»: «racconto, scene, dialoghi, persone, vivono e si esprimono nella loro umile vigoria, nella loro autenticità di viventi: nella loro sublime (perché veridica) meschinità. C'è più poesia e più 'arte' in quel romanzo che nella inane declamazione del Fuoco dannunziano». Forse è casuale che ricorrano in quest'ultima citazione due dei tre termini della classificazione «classica» dei livelli stilistici: «umile» e «sublime». È tuttavia in questa luce, in quest'ottica che Gadda si poneva la questione, appunto del «sublime». Ed è in questa luce che, ripercorrendo e analizzando la sua scrittura mi sembra tragga tutta la propria evidenza l'affermazione di Contini sul «livello più alto» di Gadda. Che non può essere, ovviamente, disgiunto dalla consapevole e voluta mescolanza con l'insistente, e spesso dominante, ricorso allo stile «umile» o basso: semmai è proprio dal continuo gioco di queste opposizioni che il «sublime» gaddiano emerge in tutta la sua rilevanza e icasticità espressiva. Mario Spinella 128

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