Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

Tonalità generale del lavoro: È una grossa questione. Le maniere che mi sono più famigliari sono la (a) logico-razionalistica, paretiana, seria, cerebrale. E la (b) umoristico-ironica, apparentemente seria, dickens-panzini. Abbastanza bene la (c) umoristico seria manzoniana; cioè lasciando il gioco umoristico ai soli fatti, non al modo di esprimerli: l'espressione è seria, umana: (vedi i miei diari, autobiografie). Posseggo anche una quarta maniera (d) enfatica, tragica, meravigliosa, '600 [«Barocco è il Gadda» dirà più tardi], simbolistica, che forse è meno fine e di minor valore, ma più adatta a un'impressione diretta e utile a épater les bourgeoises. Questa maniera d si avvicina alla poesia, è interessante, ma contrasta grandemente con le altre e credo che sarebbe difficile legarla e fonderla. Finalmente posso elencare una quinta maniera (e) che chiamerò la maniera cretina, che è fresca, puerile, mitica, omerica, con tracce di simbolismo, con stupefazione-innocenza-ingenuità. È lo stile di un bambino che vede il mondo: (e che sapesse già scrivere). A quale afferrarmi per l'attacco alla gloria? Mi rincresce, mi è sempre rincresciu, to rinunciare a qualcosa che mi fosse possibile. E questo il mio male. Bisognerà o fondere (difficilissimo) o eleggere. Il «cretina» della quinta maniera (e) va, naturalmente, inteso come un tipico esempio dello «understatement» gaddiano; a confermarcelo sarebbe sufficiente un'altra nota dei Cahiers (II) del gennaio 1925, a lavoro per il romanzo già avanzato: Bisogna anche guardarsi da eccesso di filo-pompologia alla Carlyle, che affatica il lettore ed estenua la freschezza e la nitidezza della rappresentazione. È preferibile la maniera stupita, quasi idio� ta, elegantissima17 • 123

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