Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

Oh, lungo il cammino delle generazioni, la luce!... che recede, recede... opaca... dell'immutato divenire. Ma nei giorni, nelle anime, quale elaborante speranza! ... e l'astratta fede, la pertinace carità. Ogni prassi è un'immagine, ... zendado, impresa, nel vento bandiera... La luce, la luce recedeva... e l'impresa chiamava avanti, avanti i suoi quartati: a voler raggiungere il fuggitivo occidente... E dolorava il respiro delle generazioni, de semine in semen, di arme in arme. Fino allo incredibile approdo. Ma qui, in questa Introduzione, il critico va oltre, sino ad avanzare la tesi - e non solo per La cognizione - che la narrativa di Gadda «tiene meno del romanzo tradizionale [...] che del poème en prose». Una tesi che egli ribadisce dedicando particolare attenzione alla chiusura in versi del romanzo, e, più in generale, sottolineando la «liricità» di tutto il dettato gaddiano. Di questa propensione alla liricità, anzi al «lirismo», Gadda era, del resto, ben consapevole. In quel vero e proprio laboratorio di scrittura che sono i Cahiers d'études, per il Racconto italiano di ignoto del novecento, del 1924, 14 dopo alcune osservazioni sulla «omogeneità» stilistica dei Promessi sposi Gadda annota: «Ma quello che più mi preoccupa è: la discontinuità mia propria, soggettiva, inerente al mio proprio lirismo», cioè dall'essergli imposto lo stile «dalla passione (intuizione) del momento». E ciò comporta un rischio «se io scrivessi ogni intuizione col suo stile, sarei accusato di variabilità, eterogeneità, mancanza di fusione, mancanza di armonia, et similia». «Le accuse altrui mi importerebbero poco se banali, - aggiunge - ma temo ancora che possano essere giuste»15 . Alla piena intelligenza di queste annotazioni ci è di sussidio il rimando a quanto aveva scritto nel Cahier I, proprio nel giorno del suo inizio: la citazione è lunga, ma cruciale. 122

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