Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

del finale». Leggiamoli insieme; ecco l'ulivo: Ell'è, dunque, luce alle luci. Consideratene la facoltà, l'onnipresente valore. Contro uggia e tristezza, un verde allegro e festante, giocondo ammanto dei colli e della riviera. Allegro, e quel che conta, perenne. Contro necessità e fame, un prezioso alimento. Contro le cieche tenebre dell'ignoranza, lume e splendore. Ed ecco il finale: Così disse. E così fecero. Durante il ritorno, mi pare, non gli accadde cosa che fosse degna di nota. Emendati e guariti, camminavano i chiari cammini. Esenti ormai dalla giurisdizione dei fati, che non hanno alcun potere sugli animi forti e modesti. Tralasciando altre particolarità della traduzione di questi passi, vorrei sottolineare che sono aggiunte del tutto personali di Gadda l'inciso «giocondo ammanto di colli e riviere»; e l'altro «i chiari cammini»12 , che amplia a dismisura il semplice «camminavano» dell'originale. E di Gadda, poco più sopra, e sempre in riferimento all'ulivo e al lume che esso offre, è l'accostamento tra «le sublimi lettere» e «le matematiche eccelse» là dove il testo si limita a parlare di «los studios mas altos». Il commento di Contini suona: «Può darsi che in questa distensione sovrana e, a suo modo, classica stia il livello più alto di Gadda. Ma una coscienza storica non riesce a concepirla fuori dal precedente fermento, accorato o ebbro». Più tardi, vent'anni dopo, nella sua Introduzione a La cognizione del dolore (1963)13 tra i pochissimi prelievi dal testo, Contini includerà un brano che presenta non poche affinità con quelli or ora letti: 121

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