Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

persino espressioni, che Gadda aveva, sia pure occasionalmente, annotato nel suo Giornale di campagna: «Ecco la solitudine delle pareti rupestri, il vano sotto le torri, la nebbia che sale dal profondo come fumo d'una valle senza suolo, il silenzio in cui è lasciato il monte dallo sparire dell;uomo»6 ; «Quando potrò uscire, dalla mia povera casa di sassi, verso la foresta gocciolante dell'autunno, tra la visione delle cime e delle nebbie, senza udire la voce dei così detti miei simili?»7 • Non può certo sfuggire, anche a chi sia, come è il mio caso, un convinto estimatore di Gadda e della sua opera, come qui, nei passi citati, e in altri che si potrebbero addurre a riprova, lo scrittore - del resto ai suoi primi tentativi di narrazione8 - si muova al limite di ciò che egli stesso chiamerà più tardi «la parlata falsa» che «ne falsifica l'animo, e quasi pone in un tremito la mano che regge, di ogniduno di noi, la barra del suo governacolo contro all'onda traversata del destino. Tartana e bragozzo si abbandonano di bordo all'onda e conoscono l'ora del naufragio»8. 3. «I chiari cammini» Se tuttavia, leggendo Gadda, ci atteniamo alla classificazione degli antichi grammatici inerente allo stile «sublime», nella sua differenziazione o contrapposizione a quello «medio» e «basso», non mancano certo esempi, nella scrittura di Gadda, di accesso al sublime. Ciò è stato ben visto, a suo tempo, da Gianfranco Contini, in una sua notazione del 1942, a proposito di «Carlo Emilio Gadda, traduttore espressionista»10• Egli vi cita tra l'altro, due passi della resa italiana di La peregrinaciòn sabia (Il viaggio della saggezza) di Alonso de Salas Barbadillo11 : «uno stupendo elogio delle fronde d'ulivo» e «la lucida serenità 120

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