Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

L'occhio, l'occhialino e la vista di Agostino Scilla Questo lavoro si propone di cogliere uno dei molti nessi esistenti fra le scienze naturali e la psicoanalisi attraverso l'opera e la biografia di Agostino Scilla. A tal fine sarà però necessario ripensare, seppure a grandi linee, a un momento nodale per la storia delle scienze; mi riferisco, cioè, alla modificazione, apportata nel '600, alla classificazione dei fossili che da "lusus naturae" cominciarono ad essere pensati come vestigia di organismi un tempo vissuti sulla terra, ruotando così dal regno minerale a quello animale. Questo fatto implicò, per i naturalisti, occuparsi della loro origine, del passaggio dall'inorganico all'organico, per una via, lungo la quale, l'indagine scientifica incontrò e si avvalse di quei medesimi «connotati» che, nei suoi lavori, Sergio Finzi ha individuato essere propri del dialogo che il perverso è solito intrattenere con la Natura. E nella complessa struttura che si viene così determinando fra apparecchi, congegni e "tecniche" naturali, dai bordi della perversione - e non senza rapporto alla psicosi - emerge la figura del dilettante, nella quale allora ritrovo la possibilità di agglutinare l'indagine naturalistica, l'abilità pittorica e ogni altra eccentrica ingegnosità di Agostino Scilla. 123

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