Il piccolo Hans - anno XV - n. 57 - primavera 1988

tà ancora verde, la landa dell'originario forse, io cercherò di recuperare il segreto primitivo del nostro significato nel cosmo». Così nacquero «i segni rari che non hanno nome; alfabeti e scritture enigmatiche; rappresentazioni totemiche ardue a decifrarsi». Un viaggio che egli ha protratto per vent'anni ed oltre, sondando ogni potenzialità spaziale, evocativa, simbolica dei suoi colori - e dell'azzurro più di ogni altro; e tutte le capacità di allarmare sui sensi sopiti del vivere quotidiano dei pochi, sempre eguali fantasmi che scorgeva vagolare per i cieli marchigiani. Un infinito.per Licini, come per Leopardi. (da «Osvaldo e i fantasmi azzurri», di F. D'Amico la Repubblica 17 agosto 85). Mnemosine ha per Madre e Padre la terra e il cielo. ScrisseMarchiori di Osvaldo Licini, nato nel 1894 a Monte Vidon Corrado «avendo rimesso i piedi e il cuore nel suo vero inferno, che è fra la terra di ogni giorno e il cielo di ogni notte di Monte Vidon Corrado», quando Licini da Parigi tornava a chiudersi fra le anguste mura dell'arroccato paese marchigiano che gli aveva dato i natali. Cardarelli scrisse in una sua poesia «i ricordi, queste ombre troppo lunghe del nostro breve corpo». I ricordi, come i paesi, hanno per madre e padre la terra e il cielo. Gli uomini abitano i paesi, ma sono abitati dai ricordi e fra la terra di ogni giorno e il cielo di ogni notte si situano tutti i colori, tutti i paesi, tutti i ricordi. 101

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