Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

profanare e distruggere il sepolcro di Ettòre, pur di ottenere quanto vuole (667-68); l'insistenza con cui afferma di essere solo un esecutore del verdetto di Calcante (524-26) rivela la tradizionale fraus del personaggio (cfr. 613-14), smascherata del resto da Andromaca, che non ha dubbi nel decifrare le motivazioni dell'avversario («questo delitto viene dal tuo cuore», 754). Resta Agamennone, sulla cui caratterizzazione, come abbiamo visto, la critica si è mostrata piuttosto incerta. Il personaggio, per l'indecisione e la debolezza di carattere che lo contraddistinguono, riecheggia per taluni aspetti !'Agamennone dell'euripidea Ifigenia inAulide, tormentato dalla prospettiva di dover sacrificare la figlia, condizione indicata da Calcante per poter dare l'avvio alla guerra di Troia. Al di là di questo spunto, però, è soprattutto la rigida rete delle opposizioni, che cristallizza nelle Troiane il conflitto fra Greci e Troiani, a definire l'ambiguità del carattere di Agamennone e a determinare, sul piano dell'azione drammatica, la situazione di impotenza in cui egli si trova. Se !'Agamennone euripideo rivelava l;;i. tensione per il superamento della contrapposizione bellica, pur per riguardo a Cassandra, e consentiva l'avvio del trapasso al dopoguerra, !'Agamennone di Seneca sembra evidenziare l'impossibilità di interrompere la spirale del furor, e di porre termine al conflitto. Il personaggio, in questo senso, suscita effettivamente un'impressione di debolezza e di meschinità, di estraneità all'aristia.La sua opposizione alla logica della guerra, rappresentata da Pirro, risulta doppiamente tormentata: per il faticoso itinerario che gli ha consentito di maturare questa posizione («sì, lo ammetto: talvolta, insuperbito dal potere, privo di freni, fui troppo orgoglioso», 266-67), e per la coscienza di non aver avuto la forza, nella notte in cui Troia è caduta, di opporsi agli eccessi commessi («ho voluto colpire i Troiani, ho voluto sconfiggerli; ma abbattere, spianare la città, avessi potuto impedirlo!», 277-79). La 96

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