trattatistica medica. Di questo concetto stoico del furor, Seneca tragico propone uno spettro ampio e variegato, con la messa in scena di personaggi che evidenziano le diverse forme «psicopatologiche» che si contrappongono, nell'uomo, alla ratio, dal dolor alla libido, dal metus all'.ira2. L'immagine del furor del guerriero costituisce peraltro un topos corrente, anche a prescindere dalla filosofia stoica: nell'epica il furor caratterizza regolarmente gli eroi in battaglia, ed enf atizza l'irresistibilità del loro impetus (nell'Eneide sono furentes, nella descrizione delle battaglie, sia Enea, sia Turno); nella tradizione annalistica e storiografica una concezione positiva del furor è suggerita dall'attribuzione della ferocia a personaggi della storia arcaica romana, per es. a Tullo Ostilio, ferocior quam Romulus, in Livio a 1,22,2 (personaggi assimilabili, nella tipologia duméziliana, agli eroi-guerrieri delle società indoeuropee3). Il furor, d'altra parte, è identificato assai prestò anche quale fattore di disordine e di pericolo, ed è oggetto di precise norme di controllo, già nella legislazione arcaica delle XII tavole (al furiosus è negata la potestas su se stesso e sui propri averi, affidata agli adgnati e ai membri della gens). Questa connotazione negativa del furor, sancita dalla norma giuridica, è evidenziata anche dal frequentissimo uso scommatico di «furor» e sinonimi, in particolare nell'oratoria politica dell'età repubblicana: è soprattutto Cicerone a documentare questo tipo di retorica del furor, per cui nella vituperatio di personaggi quali Clodio o Catilina è utilizzato pressoché l'intero vocabolario relativo alle malattie mentali. La condanna del furor bellico, d'altra parte, è subordinata in Cicerone ad una precisa distinzione fra i bella possibili: quello di Catilina è un bellum.impium o nefarium in quantp civile ed in quanto non rispettoso di una tradizione che a Roma effettivamente regolava, fin dallo ius fetiale, la indictio belli; a que82
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