Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

smarrita da Saint-Loup, che andrà a cercarla a casa del Narratore. Congiunge dunque il personaggio con il luogo, più di quanto non abbia fatto la dubbia agnizione del Narratore medesimo, quando intravede una sagoma familiare scivolare fuori dal bordello. La croce di guerra lega qualcosa a qualcosa: qualcosa che ha un valore (coraggio, autoimmolazione) a qualcosa che invece non ne ha, anzi figura il vizio, la degradazione - beninteso, secondo assiologia corrente. Ma la «Recherche» non lavora secondo questi canoni, e nemmeno l'inconscio del lettore. Difatti, la croix de guerre non è quel simbolo che così comodamente si sarebbe tentati di riconoscere. In accordo con le isotopie che reggono il racconto, la croce è un oggetto militare, un oggetto di guerra, come si direbbe: un oggetto sessuale. Tanto è vero che, a somiglianza della sessualità, «fait trou», fa buco nel reale, per ricorrere a un'altra formula lacaniana; così che non si sa come disporne e si finisce per far conto di nulla. Mentre lega qualcosa a qualcosa, la croce incide un taglio essenziale nella materia narrativa, vi squadra e isola i blocchi di reale. Un objet roulant, si potrebbe dire, ostinandosi a identificarvi quella rin difetto che s'arrota nel vuoto, senza trovare posto. In maniera ominosa, quanto la riguarda nel campo della perversione era già stato anticipato dall'episodio dell'incubo dei parenti ridotti a topolini, connesso con le notti di Doncières: le stravaganti vignette, dove scorgiamo i nostri parenti morti da tanti anni in atto di restare vittime di gravi incidenti, che non escludono però una prossima guarigione; e nell'attesa noi li teniamo in una gabbietta, dove, più piccoli di topolini bianchi, e coperti di grossi bottoni rossi sormontati ciascuno da una piuma, ci tengono delle arringhe ciceroniane ... 75

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==