Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

dove siamo stati così spesso insieme... Il viottolo che amavate tanto, quello che noi chiamavamo il sentiero dei biancospini e dove, a sentir voi, vi sareste innamorato di me quando eravate piccolo... non so dirvi l'importanza che ha presa. L'immenso campo di grano cui conduce è la famosa qqota 307 che chissà quante volte avrete sentito nominare nei bollettini... È ancora Saint-Loup, co� la sua celebrazione wagneriana delle notti parigine solcate dagli Zeppelin e dalla fantasmagoria dei caccia «qui font constellation et apocalypse», a introdurre l'altro motivo, rilevante, mi pare, proprio per definire il valore di quella µeta�oÀiJ cui ho accennato e sotto la cui marca si pone tutto il brano: Parigi dentro il buio trasformatore della guerra. La città pareva un'informe massa nera, che tutt'a un tratto passasse, dalle profondità della notte, nella luce e nel cielo, dove, ad uno ad uno, gli aviatori si alzavàno al lacerante richiamo delle sirene, mentre con un moto più lento, ma più insidioso, più allarmante ... i riflettori si agitavano senza posa, fiutavano il nemico, lo avvolgevano nei loro fasci luminosi fino a quando gli aeroplani, guidati dagli aghi dei loro strumenti, balzavano per ghermirlo... L'oscurità di Parigi è un agente modificatore, che opera con diversi effetti. Se da un lato rimanda le visite ai vicini, e inietta alle strade della città qualcosa di «sinueux» e di «rustique», dall'altro è il grande salto immaginario che precipita Parigi tutta intera nell'Oriente, un Oriente mescidato di Decamps e Delacroix, delle Mille e una notte, e infine della classicità e della Bibbia: Pompei e Sodoma. 72

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