Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

che in «Doncières» è rimasto,per la natura del pezzo,solo infrascritto. A chiarire il senso delle connessioni, intendo muovermi prima sul piano tematico, quindi su quello delle strutture formali del racconto. «Parigi 1916» risulta un fascio di determinazioni. A Saint-Loup fa capo il filo d'allaccio dell'amitié, ovviamente, e quello dell'arte della guerra, che permette la ripresa delle discussioni (magari per lettera) a proposito dei «pastiches militaires», delle qualità dei capi,-ma anche del carattere hegeliano di qualsiasi guerra («elle est en état de perpétuel devenir..») - insomma ciò che si era definito come teoria. Ma Saint-Loup vi aggiunge anche una parte che con la teoria non ha più niente a che fare: l'ammirazione appassionata, sebbene contenuta, per le capacità di sofferenza, di sacrificio, di devozione disinteressata delle «gens du peuple», dei «poilus» con i quali ha vissuto sul campo di battaglia. Anticipo che è proprio attraverso la mediazione di questo tratto di nobiltà morale profonda, che il racconto introduce il discorso sulla omosessualità di Saint-Loup e sui cammini capziosi che essa ha seguito per venire alla luce - per esempio, l'ideale di una comunità cavalleresca esclusivamente maschile... Ma per un altro filo, Saint-Loup fa legame con gli anni ormai lontani d'infanzia e con i luoghi che vi si congiungono; Combray, le còté de Méséglise. Il passaggio lo fornisce Gilberte, con la sua lettera sui combattimenti che hanno sconvolto quel paesaggio farcito di memorie: Quante volte ho pensato a voi, alle passeggiate fatte con voi, e grazie a voi rese deliziose, in questa contrada ormai devastata,dove oggi si svolgono immensi combattimenti per il possesso della tale strada, del tale poggio, che voi amavate, e 71

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