Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

sperienza dello straniamento. Il pedale della mutazione si fa sentire fin dall'apertura del blocco di centocinquanta pagine che qui interessa, e che forma il secondo capitolo del Temps retrouvé. Trasformazione della moda femminile, «par civisme» ( che è poi un recupero del costume Direttorio); trasformazione dei «salons», e in particolare di quello di M.me Verdurin, delle opinioni politiche e delle fortune mondane; trasformazione della città, anche nel suo aspetto esteriore; trasformazione (o rivelazione) dei gusti sessuali di Saint-Loup e del barone di Charlus, ma anche trasformazione di Morel - tutto per effetto della guerra. Tale «changement profond» investe innanzi tutto, come è naturale, il linguaggio, sia sul piano mondano («vous viendrez à 5 heures parler de la guerre»), sia ufficiale, culto; si pensi alla divagazione sullo stile e le idee degli articoli di Brichot, nuova star dell'oltranzismo nazionalista. Ma esso affetta anche il linguaggio del Narratore, o per dir meglio, il sistema delle sue immagini e delle sue corrispondenze. L'infinitamente grande e !'infinitamente piccolo, l'immenso essere umano chiamato Francia o Germania e l'infusore, regolano l'economia delle pagine che riguardano la visione di massa del conflitto in corso. Biologia e geopolitica si richiamano e sfruttano a vicenda, per dare corpo a uno stupore e a un'ammirazione cosmica abbastanza inconsueti in Proust - riportati peraltro a un felicissimo e feroce anticlimax con il croissant di M.me Verdurin, significante simmetrico, e antonimo, della strage del «Lusitania». I fili di ragno Ho supposto come sostegno di una lettura dei due bloc­ . chi proustiani, che il particolare récit momentaneamente isolato sotto il cartiglio «Parigi 1916» determini qualcosa 70

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