brani non è necessariamente quello della loro rilevanza psicologica e narrativa. Mi aspetto che esso si chiarisca nel corso di questo scritto, come effetto del suo sviluppo. Ho detto che Doncières e Parigi sono due siti: l'uno della teoresi, l'altro della prassi. A Doncières si elabora un sapere: l'arte militare, con le sue regole, le complessità, i contrasti, i modi di apprendimento. Le conversazioni del Narratore con Saint-Loup e i suoi commilitoni, non meno delle riflessioni e fantasie, che intrecciano luoghi, stagioni, letture, dibattiti, costruiscono l'armatura di tale «sapere della guerra». In esso ha grande importanza l'analogia, lo spostamento, la metafora. Secondo Saint-Loup, l'approccio del comandante Duroc alla storia militare ne fa «une démostration d'une véritable beauté esthétique...». Poche righe più in là, è l'immagine del «palimpseste» a venire in campo per indicare la giusta lettura delle narrazioni di eventi bellici, dove «i minimi fatti, i minimi avvenimenti non sono che i segni di un'idea che occorre tirar fuori e che spesso ne nasconde altre, come in un palinsesto..». Secondo un certo campo semantico omogeneo, compaiono i concetti di «contesto», di «pastiche» o addirittura di «etimologia»: «Le operazioni militari, anche a prescindere dal loro fine immediato, sono di solito, nella mente del generale che dirige la campagna, ricalcate su antiche battaglie che costituiscono... il passato, la bibHoteca, l'erudizione, l'etimologia ... delle nuove battaglie..». Segnalo appena che di «pastiches militaires» si riparlerà, con ricorrenza significativa del termine, nel Temps retrouvé - dove il Narratore cerca, senza riuscirvi, di far contraddire Saint-Loup in proposito: come del resto tornerà fuori la querelle dei «nomi dei generali». A Doncières, l'enunciazione di questi nomi, incalzata avidamente dalle domande del Narratore, produrrà, attraverso un ricordo infantile di collegio, un curioso parallelismo fra ars militaris e teatro: affiancando a Gallifet, a 67
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