Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

tenti come «l'ultimo» dei soldati al fronte, dei prigionieri, degli internati, dei profughi. Loro ci stanno dentro in modo diverso, perché sono elementi e forme del flagello, ma ci stanno dentro come tutti. «Granfatto che Idio non sia stanco», scrive il granatiere Giuseppe Giuriati; e si è «sempre in aspettanza di sentire la tromba del angelo»; e molti dicono: «è venuta la guerra verrà anche la pace», anzi scoppierà, proprio come la guerra: «devi scoppiare qualche cosa per pace». L'assoluto impersonale in cui si dice il potere della guerra - tutti loro, che non si sa dove stanno e chi sono-, è poi dominato e vanificato dal nome di Dio. Questo nome, Dio, o anche Cristo, è insieme individualissimo - come in certi sfoghi, individualizzanti e circostanziati alla maniera delle bestemmie, ma non blasfemi: «se Dio non sarà un lazzarone del tutto speriamo di rivederci presto»; «adesso cristo evecchio enon sa più quello che fà sia ribambito» - e indeterminato, come se volesse dire, piuttosto che una «volontà cosmica», il cosmo stesso, il mistero delle sue leggi immense, per cui tutto quello che è cominciato deve finire, anche la guerra «infame», mistero al quale è attaccata la pelle in cui ognuno sta in pena, con la famiglia e quelle poche cose. Presto venerà la pace. fai sapere la tua vita. Perché, la vita che pena in questo mondo, non è altro che «pacienca de dio», pazienza di aspettare «il passaggio» - e anche questo passaggio alla pace è Dio: e mi ritrovo andove si raduna per il giorno di sangiacoma tutte lesizile e rondinelle che lo sai quando fanno il passaggio, noi siamo in quei posti che anche noi si aspetta abbracia apperte quel caro giorno di potere fare il passaggio. Una sola scrittura porta il nome - granatiere Giuriati 49

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