Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

duti 1915-1918 (1934)7, lo prese di là e copiò alcuni testi8 • Ma non solo per Omodeo, anche per Croce, era un libro «scomodo»: loro cercavano le ragioni ideali, magari anche le passioni della partecipazione a quella guerra. Fu una partecipazione di massa? Qualche storico - ricordo Chabod - lo disse; ma «anche gli storici che hanno dato inizio, da pochi anni a questa parte, alla revisione della storia della partecipazione popolare alla grande guerra [...] non hanno conosciuto Spitzer»9 • Forse è vero, le Lettere di Spitzer - come dice Lorenzo Renzi, il presentatore della loro traduzione - erano un mito: se ne parlava, ma nessuno s'era piegato su questa scrittura nuda, arida, scabra, stentata, sconnessa, compagna e omologa alla pietra di quel Carso, a un campo di prigionia, a tutte le vite che l'hanno vergata. Poi, quando apparve questa traduzione di Renato Solmi, «le Lettere», si disse, «escono dal mito»: finalmente si smetteva di parlarne «pei- sentito dire», sarebbero state toccate, riconosciute, esaminate. Ma era tardi, ed erano scattati nella censura collettiva altri riflessi: le Lettere sono rimaste là, ammucchiate e inerti, in margine a quella guerra lontana: non sono più un mito, sono un relitto. A leggerle adesso, la prima impressione è di smuovere macerie. Questo senso d'abbandono e d'inerzia è reale, lo provi come effetto della censura e del ritardo, nell'accostarti al libro; se appena procedi, però, l'effetto svanisce: in questa scrittura plurale tocchi una sostanza viva, come se la trincea, il fronte, il campo di concentramento fossero ora. Certo, non c'è un dettaglio, un'immaginazione o un brandello di sogno che accenni da questa scrittura all'eroico; per il sacrificio e la morte non affiora segno alcuno di devozione, di sfida, di nobile resa: mancano completamente qui le ragioni, gli ideali, le passioni che formano i testi raccolti in altri bei libri, come le Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, le Lettere della Resistenza europea, o L'ultimo fronte: lettere di soldati caduti o di34

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