Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

riappaiono, parlano e si comportano da vive, è caratteristica di questo sogno l'impossibilità, pari all'ostinazione con cui la sognatrice lo cerca, di mettersi in contatto con l'uomo. Nello specifico sogno in questione, il contatto è cercato attraverso un numero telefonico che inizia per due, un due che più volte ripetuto non porta mai al risultato della comunicazione. La sognatrice associa poi a questo due la prima cifra di 21, di una strofetta che ripete: 7, 7, 7 fan ventuno, arriva la Volante, non c'è più nessuno. Ecco che l'associazione ci dà il segnale del pericolo, 777, e il risultato è l'assenza, un'assenza inquietante, il pericolo si è spostato altrove (ed ecco marcata dal due la doppia identificazione). Ma la vera chiave del sogno, ciò che spiega la sua ricorrenza e la sua peculiarità, sta nel nome, Lazzaro, dell'uomo, che l'iconografia lega a un miracolo che consiste bizzarramente non nella risurrezione da morte (come quella di Cristo, splendente), ma nella risurrezione di un morto, fasciato dalle sue bende, che insieme la sognatrice sollecita e tiene a bada. Per altri il ritorno, fortunato, del padre dalla prigionia non lo fece per questo riammettere, agli occhi del figlio, nel novero dei vivi. E d'altra parte il padre visse il proprio ritorno a casa come un secondo matrimonio dando semplicemente per perduti, alla stregua dei figli nati dal primo matrimonio di suo padre e deportati in Germania, dando per perduti anche a lui i due figli avuti fino a quel momento e dedicandosi a concepirne, come già suo padre in secondo letto, altri due finalmente da amare. Ciò che ritorna nella nevrosi traumatica di guerra in tempo di pace non è il prolungamento dell'esperienza vissuta dai genitori, ma il dato acefalo, impersonale, del godimento del padre, fonte di una stuporosa femminilizzazione, prossima alla schizofrenia, insopportabile a uomini e donne che ne vengono così inibiti nell'espressione della loro 27

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