Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

Il discorso della guerra L'aggressione non assume sempre la grandiosa ed eccezionale proporzione della guerra, ma è senza dubbio il tempo della guerra che ci permette di cogliere il carattere vorticoso che possiede la vita pulsionale degli uomini. L'intuizione di tale legame può leggersi nell'affermazione di von Clausewitz secondo cui «la guerra è un atto di forza, all'impiego della quale non esistono limiti: i belligeranti si impongono legge mutuamente, ne risulta una azione reciproca che logicamente deve condurre all'estremo» 1 . L'elemento primario con cui viene caratterizzata la guerra in quanto atto di forza, è la violenza assoluta, senza confini esterni. Questa tendenza all'estremo che contraddistingue teoricamente la guerra, travolge i contendenti in una spirale di aggressività sempre maggiore. Il combattimento appare come lo scontro tra due volontà che mirano ad imporsi mutuamente l'una all'altra; questa lotta, senza respiro e senza risparmio, in corsa verso l'estremo assoluto, non finirà, in teoria, che con l'annichilimento di uno dei due combattenti. La legge dell'assoluto presuppone la continuità ininterrotta dell'azione bellica; tale proposito è possibile solo in teoria e la necessità dell'introduzione della sosta nelle operazioni militari darà luogo al prevalere dello scopo politico sulle ragioni delle armi. Nella sua forma pura, la guerra - urto mortale di due 195

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