Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

dello spreco. Come straordinaria liberazione di energia in una totale e assurda inutilità. Annotava Ferdinando Camon: «Il Kurtz di Conrad-Coppola non è diventato un altro, ma se stesso: egli non rivela cosa diventa un americano in Cambogia (non sarebbe pericoloso), ma rivela che cos'è un americano in America: per questo l'America lo sopprime, perché questo non si deve sapere, questo è pericoloso.» Non è soltanto una coincidenza, forse, se un discorso di questo genere affiora anche nell'arcifamoso e sopravvalutato Platoon (1986) di Oliver Stone, specialmente nella seconda parte concitata e viscerale. In Vietnam gli americani hanno combattuto contro se stessi. Il male e l'orrore non hanno color giallo. Non sono nel comunismo, empio simbolo del Male, ma «dentro di noi». La guerra diventa lotta per il possesso della propria anima. Nel conflitto tra i due sergenti, la macchina di morte Barnes e il ragionante Elias, padri spirituali e modelli (antitetici o complementari?) del ragazzo protagonista, due Americhe sono a confronto. E l'una uccide l'altra. Chris stesso diventa giustiziere dell'una in nome dell'altra. Morando Morandini 194

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