Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

ma anche il più veritiero - di quel periodo sulla guerra 1914-18 sia Charlot soldato. Quale genere? - Film di guerra o sulla guerra sono sempre stati fatti, ma è soltanto con la seconda guerra mondiale che si può parlare di genere cinematografico, alla stessa stregua del western o del musical, cioè di quel luogo dove un'opera entra in una complessa rete di relazioni (temi, argomenti, strutture, scelte formali ecc.) con altre opere. Strutturalmente e tematicamente il genere bellico ha più di un'affinità col western e con l'avventura di cui, per esempio, spesso ricalca la struttura «a percorso»: una missione di guerra, quasi sempre effettuata da una piccola unità, per compiere la quale è necessario un viaggio. La codificazione in genere è un fenomeno macroscopico nell'industria hollywoodiana, ma è avvenuta, per motivi apparentemente diversi, anche nelle cinematografie statali dell'Est socialista: l'Unione Sovietica e la Jugoslavia, in particolare, dove quarant'anni dopo la fine della guerra si continuano a fare periodicamente film sulla guerra 1939-45, l'occupazione tedesca e la Resistenza. Il discorso valeva, almeno fino agli anni '70, anche per la Polonia. «Ho sempre pensato che bisognerebbe erigere un monumento a Adolf Hitler sul Sunset Boulevard: è grazie a lui che Hollywood ha potuto girare tanti film sulla seconda guerra mondiale. E questi film attraggono la gente. Bisogna essere prudenti: non è continuando a mostrare sullo schermo la guerra che impediremo lo scoppio di una nuova.» Sono dichiarazioni, fatte in un'intervista del 1962, da King Vidor, il regista di The Big Parade (1925), il film muto di maggior successo sulla guerra 1914-18. E aggiungeva: «Il personaggio principale di La grande parata non è né una pacifista né un soldato di carriera. È il Signor Tutti. Tiene alla vita, cerca di rimanerci. Mangia. Ama. Non s'interessa alla guerra. Fa, insomma, quello 184

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