Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

_cita propaganda bellica e ha un titolo che è uno splendido ossimoro: The Battle Cry of Peace, realizzato da J. Stuart Blackton, un pioniere. Nel 1898 aveva fatto quello che è probabilmente il primo film di propaganda militarista: Tearing Down the Spanish Flag, girato in poche ore sulla terrazza di un grattacielo di New York il giorno stesso in cui gli Stati Uniti dichiararono guerra alla Spagna. Si tenga conto che allora i film duravano pochi minuti. The Battle Cry of Peace era ispirato a Defenceless America (America disarmata), un libro di Hudson Maxim, appartenente a una famiglia d'industriali metallurgici, proprietaria di una fabbrica di mitragliatrici. Henry Ford, magnate dell'industria automobilistica e pacifista a oltranza, spese migliaia di dollari in inserzioni pubblicitarie per farlo sapere al pubblico. Nel corso del 1916 i film militaristi e interventisti si moltiplicarono. Occorre segnalare almeno The Fall of a Nation, scritto e prodotto dal Reverendo Thomas A. Dixon, l'autore del libello antinegro The Clansman di cui si era servito Griffith per Nascita di una nazione. Il culmine della campagna hollywoodiana per l'intervento fu costituito da Joan the Woman (1916) di Cecil B. De Mille con la cantante lirica G�raldine Farrar nella parte della Pulzella (che lo stesso regista definì «un antico richiamo a una moderna crociata») e soprattutto da The Little American (1917) dello stesso De Mille con Jack Holt e Mary Pickford, crestomazia dei più classici motivi della propaganda antitedesca: violazione della neutralità belga, affondamento del Lusitania, desiderio prussiano di dominazione sul mondo, atrocità contro donne e bambini, conflitti psicologici degli americani di origine tedesca. La sua efficacia propagandistica risiedeva specialmente nella presenza della Pickford, «fidanzata d'America»: la scena in cui un brutale colonnello prussiano cercava di violentarla costituì un affronto personale per ogni buon americano. 182

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