Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

nunciati all'opinione pubblica come film comunisti o criptocomunisti. Nel 1957 Orizzonti di gloria di Kubrick, una tappa miliare del cinema antibellicista, non ebbe nemmeno lo straccio di una «nomination» ai premi Oscar; nel 1964 Il dottor Stranamore ne ebbe cinque, ma non vinse nemmeno una statuetta. Anche tra i film pacifisti, d'altronde, sono rari quelli che hanno analizzato storicamente il fenomeno e la sua mitologia, cercando di spiegare come scoppiano le guerre e a chi servono. Nessuno ne ha mai esplorato le cause economiche: dove sono i film sulla guerra come «business»? Il coraggio è una virtù? - Tra i film americani sulla guerra dei ribollenti anni'60 c'è una commedia cinica, spigolosa e irriverente di Paddy Chayefsky che ha il solo torto di essere stata messa in immagini con la regia cancellata e confondibile del tuttofare Arthur Hiller: Tempo di guerra, tempo d'amore (The Americanisation of Emily, 1964). La citiamo perché prende per bersaglio il coraggio in guerra. «lo dico che la vigliaccheria salverà il mondo! » dichiara l'antieroico eroe (James Garner) del film. E si spiega: «Fin quando l'eroismo sarà considerato una virtù, ci saranno soldati. Perciò io predico la vigliaccheria. I codardi scappano al primo colpo. Se scappassero tutti, non avremmo mai il secondo colpo.» È palesemente un paradosso. Cerchiamo di estrarne la sua parte di verità. Sul dizionario dei sinonimi del Tommaseo si legge che «valore, stando nei termini militari, è più di bravura e di coraggio, perché comprende in sé tutto quel che la bravura ha di bene, e alle qualità del coraggio aggiunge l'arte e la scienza, o almeno l'accorgimento della previdenza». E conclude: «Si può avere bravura e coraggio, senza valore: l'hanno gli assassini e gli sgherri. Nel valore è, o dovrebbe essere, compresa la nobiltà e la purezza del fine.» 179

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