è la conclusione della Filosofia del diritto di Hegel, dove, attraverso la guerra, compare la negatività della morte per consentire la vita dello spirito, con un parallelismo perfetto con il rapporto che c'è tra filosofia della natura e filosooa dello spirito nella Enciclopedia delle scienze filo-· sofiche, laddove la morte segna la determinazione dell'individuale al posto della specie. Il quadro hegeliano in quanto· pone una relazione tra storia,__stat�, guerra è Ùn elemento che caratterizza non. solo le società totalitarie come pensava Popper, ma lo stesso storicismo liberale europeo. Quanto alla tradizione marxista, la guerra trasferisce la sua potenzialità storica nella dialettica della società civile. È certamente questa lunga eredità storicista che ha dato più alla immagine della guerra che a quella della pace, il privilegio di una coniugazione filosofica. Rispetto all'eredità hegeliana e storicista sono invece fioriture ideologiche quelle novecentesche dove la guerra viene considerata come espressione vitale della identità di un popolo rispetto ad altri popoli, mentre lo stato appare come lo strumento politico dell'azione di questa identità. Così che si giunge al rovesciamento del rapporto moderno tra politica e guerra, All'inizio era la guerra poiché «la guerra, dice Spengler, è la politica originaria di tutto ciò che è vivente». Ho citato Spengler perché il suo testo appartiene alla tradizione filosofica, ma esso confina direttamente con quell'incrocio di vitalismo, concezione della razza e del sangue, darwinismo storico e cattivo uso retorico d. el concetto di volontà di potenza, che è stato lo specchio nazista. Un insieme che non è una immagine filosofica, e che non vale la definizione di irrazionalismo (che è un altro problema), ma che è piuttosto un repertorio propagandistico in cui l'immagine della guerra non ha più raccordo con la scena della verità, ma direttamente con il potere che attraverso questi fantasmi esercita la sua tragica persuasione di massa. 168
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==