Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

scopo capace di valere come una legge universale. Se l'azione politica ha di mira un bene universale, la pace diviene il contenuto positivo di un dovere. La seconda relazione investe il modo stesso di considerare il processo storico. Esso può venire pensato - abbiamo già veduto la positività dei suoi contenuti materiali- come una provvidenziale storia naturale dell'uomo di cui il tempo presente mostra la tendenza etica tramite l'esplosione di una grande avvenimento, la Rivoluzione francese. Vi è dunque un tendenziale progresso storico che corrobora con la nostra disponibilità morale alla realizzazione del bene politico, così come questa realizzazione dà profilo di possibilità reale alla provvidenzialità storica. Tra politica e provvidenzialità storica vi è una relazione analoga a quella che in Kant vi è tra azione morale e postulato etico. Vi è, infine, il problema pratico della idea di ragione la quale inerisce a esseri finiti che sono dotati di intelligenza capace d'artificio. Lo stesso modello che vale nella costituzione dello stato che valorizza l'egoismo, scambiando sicurezza per rinuncia all'aggressione e che consente il massimo di libertà di ciascuno nella compatibilità collettiva e che postula l'uguaglianza di tutti i contraenti, vale anche per il patto tra gli stati che per «convenienza difensiva» rinunciano alla «selvaggia libertà». L'obiettivo del patto è il conseguimento di una struttura sovranazionale e federativa tra gli stati, cioè la costruzione di un ulteriore artificio che ha le sue condizioni di possibilità materiali - l'epoca storica e i suoi elementi dominanti e le sue condizioni di possibilità formali che devono essere custodite dalla libertà di pensiero garantita ai filosofi. La filosofia è dunque la terapia della guerra: mai il silenzio dei popoli è stato maggiormente interpretato. 5 - La visione dello stato-potenza del Seicento con la 164

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