Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

bene pubblico. Il bene pubblico è un contenuto di vita che si alimenta di solidi valori borghesi, e che non può essere messo in gioco da contese religiose per il dominio dello stato. E tra i beni pubblici vi è certamente la libertà di espressione. Il filosofo parla dell'ideale di stato e parla della relazione che hanno i propri valori con lo stato. È anche questa congiuntura, così densa di valori che chiude ogni possibilità di simbolizzazione della guerra al di là del suo riconoscimento come oggetto di decisioni che competono allo stato. 4 - Il Settecento illuminista produce paradigmi intellettuali che spezzano completamente la solidarietà realistica tra pensiero filosofico e concezione della guerra come relazione naturale tra gli stati nazionali. Lo stato non viene più veduto attraverso la valorizzazione che gli deriva dall'essere connotato come tutela della pace interna, come salvaguardia della tolleranza religiosa, come garanzia della libertà di pensiero dei singoli. Al contrario,.,, esso appare come il sistema della potenza della quale if dispotismo regale si serve per alimentare la guerra, vero diletto dei potenti. È questa diagnosi radicale che rende, infantile il progetto di pace perpetua che aveva elaborato nel secondo decennio del secolo Bernardin de Saint Pierre. Come disse Rousseau, Bernardin de Saint Pierre, aveva l'ingenuità di credere che fosse sufficiente scrivere un libro per ottenere tra i sovrani quella rinuncia alla guerra che, un secolo avanti, non era riuscita alla diplomazia di Sully. Ma sulla diagnosi del legame tra dispotismo e guerra sono d'accordo tutte le figure del secolo: Rousseau, Voltaire, Montesquieu, d'Holbach. Anzi è qui che nasce l'idea, che avrà una lunga fortuna, sino al romanzo di Orwell, di una complementarità tra la politica estera aggressiva e la politica interna assolutista. «Tutta l'occupazione dei re e di coloro che si caricano delle loro funzio159

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