Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

dovrà espiare. Ma se là natura è matrigna, come si dice, perché ha fatto nascere animali feroci, essa è supermatrigna perché ha consentito la luce a uomini bellicosi. Lo sguàrdo di Erasmo è al teatro di guerra dei suoi anni: «L'uomo è tutto di ferro, le armi cozzano, i cannoni lanciano fulmini». Ma come è stata possibile questa atroce decadenza, e una mutazione così contraddittoria rispetto alla condizione naturale? Vi è in Erasmo un modello di genealogia della guerra. All'inizio è la difesa dagli animali. Da questa esperienza nasce la fama del valoroso, la opinione sociale: decolla lo specchio in cui ognuno può leggere la figura valorizzata, e quindi capace di offrire un compito degno della stima sociale: inizia un processo di perversione che ha la sua radice nell'autonomizzarsi di una vicenda umana priva di luce. Il valoroso passò dalla difesa all'attacco, e portò offesa agli animali, e iniziò la pratica della caccia sotto il dominio della «tirannide della gola». Questa vicenda, nell'esperienza umana, agisce come apprendistato alla capacità di uccidere, e la giustificazione dell'uccisione dell'uomo avviene considerando il designato come un uomo cattivo la cui morte è una liberazione. La giustificazione simbolica intesse le sue argomentazioni, e il portare la morte si trova inscritto in una sequenza che finalizza il bene. Il passo ulteriore è dato dall'elaborazione più articolata della aggressività che si unisce ai disegni dell'intelligenza e al desiderio di comando e di potere. La figura dell'uomo bellicoso conduce la sua aura virtuosa poiché il valore è una qualità comunemente riconosciuta, si afferma come uno stile particolare dell'esistenza: il coraggio diviene certamen, e la gloria è il premio del vincitore. Si amplia e si specifica il teatro umano delle virtù che, in proporzioni politiche diverse, è la guerra tra imperi. All'origine era il rapporto agg.ressivo con l'animale, e Pitagora che aveva vietato di cibarsi con gli animali, aveva 151

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