Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

di là della paura e della sofferenza che, per loro natura, non riescono a evadere dal circuito emotivo dall'oralità e a raggiungere i signorili cieli della gloria storica. Se la guerra è stata parola dall'eco intensa, ciò è dovuto a questa vicenda e a questa divisione delle parti. Questa considerazione qui vale soprattutto per ricordare che le figure tematiche che emergeranno in queste pagine possono essere interpretate come appartenenti a due finalità tra loro contendenti: l'una è la trascrizione simbolica della guerra che è omogenea ai sistemi di potere che decidono e giustificano la guerra. Nel caso opposto il campo di universalità filosofica che viene attivato per pensare in negativo la guerra, può essere compreso come la voce di coloro che subirono la guerra senza riuscire a dirla in una sequenza discorsiva fortemente codificata. Il gioco dell'universale filosofico - amore, uomo, ragione - diviene il luogo vicario degli infiniti silenzi e delle interminabili sofferenze che CQstituiscono l'ombra profonda del racconto storico. r . Naturalmente il come viene organizzato il ragionamento nei due casi opposti, costituisce lo specifico filosofico, l'ordine di una tradizione che lavora in se stessa le proprie opposizioni, almeno sino a quando questo è possibile nel quadro generale della comunicazione e del sapere. 2 - Il referente storico più diretto della riflessione sulla guerra di Erasmo da Rotterdam sono certamente i primi dieci anni del suo secolo - il Cinquecento - che, come si sa, videro protagonista dei conflitti anche il papato guerriero di Giulio III. Come la tradizione storica e interpretativa ha chiarito da tempo vi sono certamente in Erasmo sensibili elementi platonici e stoici che formano un reticolo intellettuale dove prende vita una sensibilità umanistica e cosmopolitica. Tuttavia il reagente che fa esplodere il tema della guerra nella proporzione di uno scandalo 148

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