Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

da lui uccisi in corpo a corpo o con le armi a lunga gittata51 . Anche il rendersi conto di ciò contribuisce a quella critica delle illusioni nei confronti della morte e del nostro atteggiamento nei suoi riguardi, che è il leit-motiv di questo scritto di Freud: una critica, come egli scrive a conclusione del suo argomentare, che se induce a pensare a un «passo indietro», a una «regressione», «ci offre tuttavia il vantaggio di consentire una maggiore serenità e di rendere nuovamente la vita più sopportabile. Sopportare la vita: questo è pur sempre il primo dovere d'ogni vivente. L'illusione perde ogni valore se c'intralcia il compito»52 . Una seconda notazione concerne un punto forte della «teoria» psicoanalitica, tanto «forte» da aver dato adito a molteplici discussioni. Nel testo del saggio sulla morte possiamo leggere: Ciò che chiamiamo «inconscio» - gli strati più profondi della nostra psiche, fatti di moti pulsionali - non conosce alcunché di negativo, non conosce la negazione (gli opposti infatti spesso coincidono) e quindi neppure la propria morte, alla quale si può dare solo un contenuto negativo. La credenza nella morte non trova in noi alcuna rispondenza pulsionale53. Thanatos, la pulsione di morte, qui non appare ancora; né è qui il luogo per seguirne l'emergenza in Al di là del principio di piacere e l'elaborazione nei successivi scritti di Freud, sino al Compendio di psicoanalisi del 1938, ove Freud si è proposto di «radunare i capisaldi della psicoanalisi esponendoli, per così dire, dogmaticamente, nella forma più concisa possibile e con il massimo rigore terminologico». Qui, nel secondo capitolo, dedicato alla «Teoria delle pulsioni» troviamo forse la più sintetica 123

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