Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

golo», a quelli concernenti aspetti più generali, sociali. E basta riferirsi - esemplare a questo proposito - allo scritto (del 1908) su La morale 'civile' e il nervosismo moderno4'. Nelle Considerazioni attuali il procedere di Freud si muove chiaramente sulla stessa linea. La polarizzazione tra lo Stato e il «singolo» cittadino è soltanto apparente: la vera attenzione si concentra ben presto su quest'ultimo e sui «destini» delle sue pulsioni, espressione che il Freud delle Considerazioni riprende dal primo dei suoi saggi di Metapsicologia, pressocché coevi. Con la guerra lo Stato si toglie la maschera: Ritiene per sé lecite ingiustizie e violenze che disonorerebbero l'individuo singolo. Si serve contro il nemico non solo di una legittima astuzia, ma anche della cosciente menzogna e dell'inganno intenzionale; e ciò in una misura che sembra sorpassare ciò che è stato fatto nelle guerre precedenti. Lo Stato richiede ai suoi cittadini la massima obbedienza e il massimo sacrificio di sè, ma li tratta poi da minorenni[...] Lo Stato scioglie ogni convenzione e trattato stipulato con altri Stati, e non teme di confessare la propria rapacità e volontà di potenza: e il cittadino è tenuto ad approvare tutto ciò in nome del patriottismo42 . Sicché il «privato cittadino» ha modo di «persuadersi con terrore» «di un fatto che occasionalmente già in tempo di pace lo ha colpito: e cioè che lo Stato ha interdetto al singolo l'uso dell'ingiustizia non perché intenda sopprimerla, ma solo perché vuole monopolizzarla», come il «sale e tabacchi», aggiunge Freud con amaro sarcasmo. Queste «individualità collettive» - i popoli, gli Stati - non hanno fatto altro che palesare - con la guerra in corso - la fragilità della loro vernice di moralità. Anche in tempo di pace - e perché ciò avvenga, osserva Freud, «è 118

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