Il piccolo Hans - anno XIV - n. 56 - inverno 1987

Nevrosi di guerra in tempo di pace Io credo che esista una scrittura del trauma, un alfabeto di piccoli choc, che va a comporre la prima pagina dell'esperienza quotidiana (e l'editoriale dei sogni più «teorici»). Siamo bombardati dai segni, la loro somma incomprensibile è la psicosi, ma in altre forme ci interpellano, dalle nevrosi traumatiche o da quelle di guerra di cui vorrei qui parlare. Incominciando da un sogno di segni, riassuntivo in anticipo di ciò che dirò e che da prima mi occupa la mente. Un sogno teorico-infantile di cui cercherò di de-celare il sapere. La prima immagine è una donna che in macchina parla animatamente con qualcuno accanto a lei e intanto compie i gesti del linguaggio dei sordomuti, ha gli occhi aperti, parla, a che servono allora quei segni? L'uomo che le è vicino risponde bruscamente, sgarbatamente. Si tratta della scena di un film che passa su un piccolo televisore in un drugstore. Seduti su un divano (il televisore troppo vicino alle gambe di mia moglie) ci diciamo che il film è ricavato da quel giallo che avevamo letto... Il televisore incomincia a fumare. Tocchiamo le prese. Ma poi una donna scende a cercare aiuto. Risale, una donna più gio�ane, vestita da inserviente, con una presa nuova. E una donna grossa e anziana quella che si china però ad armeggiare con le prese. 11

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