Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

anche nell'area della psichiatria dinamica. Se il DSM III può apparire ad alcuni riduttivo rispetto alla fluidità della relazione clinica è innegabile che uno strumento di sistemazione, e quindi di comunicazione della casistica, risulta importante in ogni scambio di esperienze scientifiche. La domanda di uno «specifico», la necessità di una psicopatologia sono temi centrali per la psichiatria. Esquirol nel primo '800 riteneva che questa branca del sapere clinico pretendesse caratteristiche peculiari e que,sta convinzione prese forma con l'individuazione da parte di Jules Falret di «figure naturali» della malattia mentale.11 Tuttavia la maturazione di tale orientamento è essenzialmente tedesca, anzi della cultura prussiana, ed elettivamente la rappresentano Ludwig Kahlbaum ed Emil Kraepelin.12 La classificazione contiene in sé, nel farsi, una ambiguità irresolubile: è restrizione, incasellatura, un vero letto di Procuste; ma è, d'altro canto, reticolo che ordina i fenomeni e li dispone per un'organica e profonda comprensione.13 La duplicità del nodo è avvertita da Kraepelin nel suo movimento drammatico, accolta nella sfida della complessità. Ed è guardando alla problematicità del suo impegno, agli esiti aperti e anche contraddittori, agli errori e ai pentimenti, che Jablenski ha posto una prima tessera per una rilettura di Kraepelin che non fosse revival nostalgico.14 Di fronte a Jablenski stava l'immagine monolitica ricordata, alterata nei lineamenti veridici per la costruzione di un «ipse dixit» tranquillizzante. Ma l'analisi condotta su lavori degli anni '20 dove sono discussi i «modelli categoriali» lascia trapelare che il maestro di Monaco avesse intuito un'autentica svolta nel corso della psicopatologia.15 L'ultimo Kraepelin, sorpreso dalla morte nell'ottobre 99

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