Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

Le ceneri di Kraepelin «Solo se giungo alla forma sono con gli altri». E lui, che aveva perduto i grandi spazi; s'immerse desideroso di apprendere in quelli piccolissimi... P. Handke, Il lungo ritorno Sono trascorsi cent'anni dalla prolusione che un trentenne professore di psichiatria tedesco tenne alla sua prima nomina nella cittadina estone di Dorpat, «Le direzioni della ricerca in psichiatria» era il titolo di quelle riflessioni, che forse, per un singolare ritorno della storia, è opportuno riprendere. 1 Emil Kraepelin, il giovane accademico, non era ancora la figura eminente destinata a rappresentare, dopo polemiche e pace, la psichiatria classica tra '800 e '900. Era uno studioso che si affacciava alla clinica con una visione inquieta, critica, non soddisfatto delle soluzioni causa/effetto proposte per la «malattia mentale», preoccupato di cogliere lo specifico dei fenomeni che veniva osservando: un clinico tout court, destinato a rimanere sulla scena per quarant'anni con lo stesso rigore di sguardo, senza cedere sulle prospettive.2 Sui concetti espressi a Dorpat ritornerà nelle ultime relazioni di Monaco, anche se l'immane ricerca non riuscirà a produrre risultati secondo le attese.3 La storia in seguito ha fraintesto lo sguardo di Kraepelin, con l'ambiguità che ha riservato alle osservazioni non meno acute di Eugen Bleuler4 e di Karl Jaspers.5 L'esigenza classificatoria fondata sull'intelligenza dei dati psicopatologici si salda al progetto di una psichiatria medica, volta a tesi «organiche» all'ombra della neurologia. Di 97

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