presumo, nella sopravvalutazione narcisistica del proprio corpo65 che scaturisce dalle attivazioni organiche piacevoli. In che cosa consista l'essenza di questo rapporto tra senso di onnipotenza e narcisismo, quanto ampia sia la frattura, in quale misura siano coinvolti processi biologici, psicologici o psicosessuali non ci è possibile, per ora, stabilirlo. Pare tuttavia che il sentimento di piacere nel gioco primitivo sia stato prodotto da tutte queste fonti. L'impressione complessiva di questo tipo di giochi è anche diversa da quella dei giochi successivi, caratterizzati da una marcata presenza della sessualità infantile: azionare il senso di onnipotenza conferisce ad essi un certo carattere meraviglioso, sicché possiamo chiamarli anche, a buon diritto, giochi magici. Ad esempio nel gesto già citato di toccare attorno a sé, l'esperienza fatta s'accompagna al dispiegarsi del senso di onnipotenza nell'esperienza stessa e al successivo godimento di tale sentimento nelle ripetizioni. Questa ipotesi permette di capire anche la «reazione circolare» nel gioco di cui parla Baldwin, poiché ogni attivazione delle capacità raggiunte, o scoperte, accresce il senso di onnipotenza, e questo, dal canto suo, produce desiderio di ripetere l'azione, probabilmente perché la rappresentazione piacevole e il ricordo . di essa sono tradotti immediatamente in atto motorio. Qui non vi sono inibizioni interiori, ma solo esteriori, tutt'al più deviazioni in forma di stanchezza o altre sensazioni corporee piacevoli o spiacevoli. Il bambino che percuote il piatto con un cucchiaio e ripete a lungo questo gesto senza che sia possibile distoglierlo, agisce conformemente ai principi qui descritti. Ogni impedimento all'espressione del senso di onnipotenza, ad esempio con l'eliminazione del rumore ottenuta avvolgendo il cucchiaio in uno straccio, mentre gli altri requisiti restano inalterati, ferisce questo sentimento e provoca nel bambino una reazione di massimo disappunto. Se si prende atto 87
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