Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

no nulla del carattere psicologico del gioco, poiché altro non sono che. la manifestazione riflessa di un istinto. Manca persino il criterio ludico biologico dello sperimentare affermato da Groos; altrimenti dovrebbero essere considerate come giochi persino le attività serie della vita, poiché tutte possono essere considerate mediante il criterio psicologico del «dare una direzione», come esercizi preliminari per successive attività fisiche o mentali simili. Sappiamo che in certi interventi ginecologici su partorienti si distinguono i piedi e le mani del nascituro perché i piedi respingono il dito che viene a contatto con essi mentre le mani lo afferrano. Ripetendo l'esperimento si ottiene il medesimo risultato; lo stesso accade coi lattanti. In presenza di simili azioni dettate dall'istinto è possibile parlare di una attivazione del piacere solo in senso negativo, vale a dire che l'impedimento di questa attivazione arreca dispiacere; come si può osservare dal comportamento modificato dell'individuo: per lo più da sintomi che indicano una tensione accresciuta nell'organismo stesso. Per contro è indubitabile il carattere di piacere positivo, là dove al riflesso della pulsione dell'io si unisce ancora la pulsione erotica. Ciò è dimostrato anche dall'esperimento di Preyer, citato da Groos, il quale mise nella bocca di un neonato, a parto non ancora completamente espletato, un'asticciola d'avorio che egli succhiò con un'espressione di grande piacere. Qui il carattere del piacere del riflesso pulsionale ha senza dubbio origine dalla bocca in quanto zona erogena. Perché questi atti possano essere goduti come giochi è necessario che subentri nella ripetizione, o ancor prima di essa, un momento psichico che conferisca alla soddisfazione della pulsione un carattere di piacere. In base alle osservazioni che ho effettuato su materiale sia mio che altrui, ho notato come questo fattore si evidenzi in un sentimento di onnipotenza momentaneamente presente, o per meglio dire, non frustrato; e tuttavia almeno per metà radicato, come 86

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