Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

mente un'altra caratteristica del gioco: mi riferisco alla ripetizione continua. La ripetizione può riguardare o l'intero gioco, come nella maggior parte dei casi, o singole azioni o, addirittura, la comparsa di singoli personaggi. Nel gioco della «volpe», la volpe- sin quando è possibile- ritorna sempre, ripetitivamente, nel buco per poi, ripetitivamente, uscirne; anche il ritmico toccare terra saltellando su di un piede, da molti punti di vista, appartiene alla ripetizione. La ripetizione di persone· o personaggi, per esempio l'inseguitore della volpe o quella di altri bambini in quanto figli, la conosciamo già attraverso la mitologia sotto il nome di «raddoppiamento».23 Se teniamo d'occhio la costellazione padre-figlio, la ripetizione di un momento preciso del gioco fra la volpe e i giocatori assume il senso di un mutamento generazionale. Solo in due momenti la fantasia incestuosa si compie, vale a dire nel prendere da parte del figlio il posto del padre nel «cerchio» materno, e nel potere di punire i propri figli. In altri giochi, quando avviene un tale mutamento generazionale, il bambino prende un qualsiasi simbolo fallico come immagine del potere del padre; ad esempio in una variante del gioco ungherese «Kapla.»24 nel quale solo il re maneggia la frusta, il giocatore che diviene re, prende la frusta dal re che se ne va. In altri giochi un bastone o una spada hanno lo stesso valore simbolico; nel gioco della volpe, la volpe prende solo il potere di maneggiare questo simbolo, cioè la frusta. Questa distribuzione dell'incesto su due o più generazioni trova un parallelo spiccato con la mitologia, e di ciò si sono accorti anche studiosi di mitologia non preparati psicoanaliticamente.25 Il mito del destino dei Tantalidi con il loro ripetere e perpetrare l'atto dell'incesto e con le uccisioni del padre, 54

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