Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

stendo addirittura un museo privato e una galleria coi dipinti dei Padri - il sapere tradizionale, il modo comune di vedere le cose, di ascoltare un discorso, di foggiare un utensile, può essere sconvolto dall'apparire di un nuovo nesso. Degas ritrae i coniugi Manet e fa loro dono del quadro. Ma Manet che, sembra, non trova il ritratto della moglie somigliante (in realtà i motivi son ben altri), taglia in due la tela verticalmente nel punto in cui è situata la donna, spaccandola così a metà. Degas, offeso, si fa restituire il quadro con l'intenzione di restaurarlo. Ma ecco che lo spazio del dilettante lo impedisce e il quadro viene conservato così com'è: mutilato. È Manet allora questa volta a «suggerire la fobia» a Degas, un suggerimento che è già un dato di fatto: «sono a casa tua!». Ma Degas anziché compiere un atto - non importa se al di qua o al di là della barriera, nell'affrontamento vis-à-vis della Cosa o nel porre tra sé ed essa più distanza possibile -lo trattiene in sé e mette a frutto la «lezione» di Manet in un modo affatto singolare: l'atto viene trasposto in una tecnica innovativa rivoluzionaria in pittura, quella del «taglio prospettico» dell'istantanea fotografica che seziona uno «spaccato» della realtà. Degas per primo inventa un nuovo modo dinamico di vedere le cose che sovverte ogni residuo statico, di maniera, del principio compositivo classico.29 Non si tratta semplicemente di uscire dagli stucchevoli (per quanto fascinosi) «teatrini» classici per farsi «peintre de la vie moderne», ma di forgiare un nuovo principio formale senza di cui cambierebbero gli oggetti ma nella stessa prospettiva. Dalla testa tagliata, dal taglio femminile, al posto dell'angoscia nasce un nuovo nesso, una nuova forma, una «cesura epistemologica». Questa volta sono i cavalli e le ballerine e nòn il soggetto, ad aver compiuto un passo fuori da fobia e perversione 198

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