Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

nozze, bustini e scarpette da ballerina, oltre a cornici tele telai stampe disegni, in un bailamme alquanto romantico, cui vanno aggiunte le note non discordi del denso strato di polvere sparso ovunque, comprese le grandi vetrate su tutto il lungo lato a tramontana; da qui - particolare forse non meramente pittoresco- la luce pioveva a fatica su quel disordine, tanto più dovendo filtrare anche le tende che scendevano fino al pavimento. In fondo, la lunga tavola con le sculture in attesa di essere riprese, e che frattanto si disfacevano. Nel poco posto libero presso la vetrata nacque gran parte delle sculture di Degas.14 3. Il dilettante scarta l'insegnamento del padre per seguire la tecnica della natura. Il passaggio alla perversione. La tecnica di Degas è radicalmente empirica e il suo incessante sperimentare non ha nulla del pensiero, del progetto, ma è paragonabile al cieco bricolage della selezione naturale. Lo scopo di questa attività sembra di conferire alla materia una forma senza struttura, evitando ogni metodo che tenga razionalmente conto degli errori commessi, procedendo ottusamente nel suo movimento a tentoni verso qualcosa che, si direbbe, debba placare una furibonda febbre creativa, puramente creativa in quanto il suo prodotto coincide con uno scarto, furor creativo indistinguibile dalla pressione pulsionale. Ciò comporta una serie ininterrotta di esperimenti mal riusciti, di aborti di cui, come in un processo genetico, non è tenuto alcun conto nel senso di un insegnamento, di una esperienza, di una memoria. Intere «specie» vengono sacrificate. Degas procede senza rifarsi minimamente all'insegnamento degli amati maestri, come invece faceva con scrupolo inflessibile, divenuto famoso, per la pittura; 15 della quale diceva che rispetto alla scultura mancava di «quella verità assoluta che dà la sensazione della vita». 191

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