non sarà certo con un passaggio all'«età del bronzo» che la situazione potrà evolvere ma piuttosto nel riaprirci la strada- ben sapendo che là ci sarà il foyer dell'angosciaverso il cuore, nel penetrare verso la «materia molle», le rosse carni, la cera originaria. Degas rifiuta la fusione in bronzo; rifiuta di rendere professionale lo spazio della scultura (il posto del professionista egli lo fabbricherà - letteralmente- nella persona dell'amico Bartholomé che è l'unica autentica «opera» di Degas che si può ritenere tale. Degas prende un mediocre pittore e ne scolpisce uno scultore che sarà tra i più celebrati, stando almeno agli allori ufficiali, del secolo;11 rifiuta ogni abilità e perfino ogni tecnica elementare come il sostegno di una adeguata armatura interna per non fare cadere a pezzi il modellato. E tutto questo per mantenere aperto l'accesso alle rosse «carni vive e palpitanti», per preservare il gioco delle «qualità primarie» (Pinzi), «la natura in tutto il suo carattere», come diceva, dallo «snaturamento». Non affermava del resto già Huysmans che Degas dipingeva le ballerine con orrore?12 Prendendo Valéry come guida ripercorriamo, scorciata, ma secondo un gusto diversamente provocatorio per il montaggio, la visita a Degas in Rue Victor-Massé, 37.13 Ogni minimo particolare del resoconto di questa visita è, come dire, al suo posto. A cominciare dalla casa di Degas, edificio diviso in tre piani dove al primo troviamo allestito un museo; al secondo, l'alloggio, la galleria personale dei Padri, dei Maestri, dei Classici della pittura (Ingres, Corot ecc.). «In quell'alloggio al secondo piano c'era una sala da pranzo in cui ho tristemente desinato parecchie volte. Degas temeva l'ostruzione e l'infiammazione intestinale.» (Ricordo qui la sindrome atrabiliare dell'accidioso) «Il vitello troppo al naturale e i maccheroni cotti in acqua pura che ci serviva la vecchia Zoe, con molta lentezza, erano rigorosamente insipidi». Ecco dun189
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