Il piccolo Hans - anno XIV - n. 55 - autunno 1987

parere del padre), non gli salva però la testa: il taglio verrà preservato nell'attività «infernale» della scultura dove dalla testa tagliata (e dunque il collegamenteo così ovvio tra la cecità di Degas e la scultura lo è molto meno di quello che appare) «nasceranno le marionette». E non sfuggirà quell'elemento napoletano che caratterizza i modi di Degas, la mimica su cui Valéry si sofferma così spesso, dove riconosciamo l'origine del desiderio di plasmare... la testa tagliata caduta fuori dal destino del significante paterno. E la mimica, come nota ancora Valéry, si lega in Degas alla sua passione di mimare la donna, !'«animale femminile».8 2. La crescita dello spazio del dilettante sul luogo della fobia. Sue caratteristiche topografiche. «Un vecchio di settantadue anni che la scultura tiene isolato e confinato», ecco;lo scevro bilancio di Valéry. E Degas all'amico Rouart: «non c'è fine alla mia dannata scultura». Ad Alexis, figlio di Rouart: «sono sempre qui in questo studio e lavoro alle cere...». A Vollard che, ammirato, gli domanda perché non fa fondere in bronzo le sue sculture risponde: «il mio piacere è di dover sempre ricominciare...» e parlando prende tra le mani una cera raffigurante una ballerina e ne fa una palla.9 Non è forse per quanto di candidamente terrificante, di pura distruzione c'è in questo gesto, offerto in fin dei conti a un mercante al posto della trasformazione in merce della propria opera - di quella transizione del valore d'uso in valore di scambio rifiutata non importa a quale prezzo, a quale destino - non è forse per mettere fine a questo scempio che siamo stati spinti a interessarci delle sculture di Degas? Se Degas si trova così situato nel più «crudele», soggettivamente, dei quattro discorsi lacaniani e fino a provare un distacco totale dalla sua opera pittorica dopo il 1898,10 188

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